La Cop27 approva il documento finale

La Conferenza sul clima organizzata annualmente dalle Nazioni Unite si è conclusa venerdì 18, la trattativa fra i Paesi partecipanti ha portato alla redazione del documento finale, approvato all’alba di domenica, che però sembra essere un “mezzo” successo.

Mercoledì 23 Novembre 2022
Leonardo Galasso

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Innovazione Sociale sostenibilità Cambiamenti Climatici

A Sharm el-Sheikh, dopo due settimane di trattative, si parla di un successo a metà: è arrivato lo storico via libera a un fondo per gli Stati più vulnerabili, ma non c'è stato un segnale chiaro sulla riduzione delle emissioni e lo stop ai combustibili fossili. Emblematiche le parole del Segretario generale Onu António Guterres: “Accolgo con favore la decisione di istituire un fondo per le perdite e i danni e di renderlo operativo nel prossimo periodo. Non sarà sufficiente, ma è un segnale politico assolutamente necessario per ricostruire la fiducia infranta. Tuttavia il nostro Pianeta è ancora al pronto soccorso. Dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni ora, e questo è un problema che non è stato affrontato. Cop27 si è conclusa con molti compiti e poco tempo”.

Nel documento finale emerge il Loss and damage, una facility finanziaria per i Paesi in via di sviluppo più colpiti dai cambiamenti climatici. Per la definizione dei criteri che stabiliranno chi dovrà contribuire al fondo e chi potrà usufruirne, si rimanda alla Cop28 di Dubai (che si svolgerà dal 30 novembre al 12 dicembre 2023), per la quale è già al lavoro una commissione ad hoc. Ad oggi è chiaro che a beneficiarne saranno solo le nazioni più vulnerabili agli eventi meteo estremi, e che i finanziatori dovranno comprendere anche quelle potenze economiche che formalmente non rientrano ancora tra i Paesi sviluppati, come la Cina.

Un obiettivo che sembra essere l’eco di quanto emerso durante il WMF2022, in occasione del dialogo tra Savo Heleta - professore della Durban University of Tech in Sud Africa - e Siyabulela Mandela - Human Rights Activist: in passato i cambiamenti climatici hanno colpito i Paesi più poveri o in via di sviluppo, per questo non sono mai stati percepiti come un problema globale, almeno fin quando non hanno intaccato il Nord del mondo – Europa e Stati Uniti. Da quel momento l’Occidente è corso ai ripari, consapevole di avere a disposizione una piccola finestra temporale per agire, cercando di fermare o quantomeno rallentare l’aumento delle temperature globali; oltre una certa soglia il danno sarà irreparabile e più di due miliardi di persone si troveranno ad affrontare catastrofi naturali e condizioni climatiche estreme.

Sono state quindi sottolineate le responsabilità del Primo mondo nei confronti della crisi climatica in corso: dagli anni Cinquanta dell’Ottocento, con la progressiva industrializzazione, gli Stati Uniti e l’Europa Occidentale sono stati i principali fautori del problema. Mandela e Heleta hanno introdotto il concetto di Climate Reparation, ovvero un risarcimento che l’Occidente dovrebbe corrispondere al resto del pianeta per questo enorme danno, nell’ottica di una Climate Justice, il che sembra rispecchiare quanto emerso dal documento finale della Cop27 egiziana.

Il bilancio finale racconta un “mezzo successo”

Nei tavoli di discussione sono stati affrontati molti argomenti chiave: dalla sicurezza idrica a quella alimentare, dagli investimenti utili a favorire una transizione energetica accessibile e condivisa fino alla strutturazione di una finanza innovativa per il clima e lo sviluppo. La Cop27 ha concentrato la maggior parte delle attività sulla lotta al cambiamento climatico e sul sostegno alle comunità vulnerabili, ha sottolineato l’importanza della decarbonizzazione dell’industria e della transizione verso fonti rinnovabili, auspicando l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili. Nel documento finale però viene esplicitata soltanto la riduzione della produzione elettrica a carbone con emissioni non abbattute (si intendono tutte le emissioni di gas serra CO2 non abbattute attraverso tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio - Carbon capture and Storage, Ccs), per quanto riguarda l’uso dei combustibili fossili invece nessuna menzione specifica, se non l’indirizzo verso una generica “rapida” riduzione del loro utilizzo.

L’impegno a non andare oltre i famosi 1,5 gradi di innalzamento della temperatura rispetto all’era pre-industriale è centrale, ma per raggiungerlo è necessaria una riduzione delle emissioni del 43% al 2030 rispetto al 2019. Tuttavia i numeri parlano chiaro: con gli impegni di decarbonizzazione attuali, l’effettiva riduzione delle emissioni sarebbe solo dello 0,3% nel periodo 2019-2030; un dato preoccupante per cui tutti quei Paesi che non hanno ancora allineato i propri obiettivi di decarbonizzazione, sono stati invitati ad aggiornare le proprie politiche interne. La conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici è infatti un evento importante, che riunisce i leader di tutti i Paesi del mondo per concordare come intensificare l'azione globale al fine di contenere la crisi climatica, ma non è vincolante per nessuno dei partecipanti: a meno che non ci siano delle auto-imposizioni, nessuna delle nazioni che ne prendono parte è obbligata ad attuare nuove legislazioni all’interno del proprio territorio.

Per far fronte al problema delle emissioni durante la Cop27 si è parlato di raddoppiare gli investimenti utili a mitigare il riscaldamento globale (soluzione già esplicitata durante la Cop26 di Glasgow). Infatti nel documento finale si ritiene che per raggiungere le zero emissioni nette nel 2050 sia necessario investire entro il 2030 circa 4.000 miliardi di dollari all'anno in fonti rinnovabili e altri 4-6.000 miliardi di dollari per rafforzare l’economia a basse emissioni. Non è stato ancora istituito il fondo da 100 miliardi all'anno previsto dal 2020 dall'Accordo di Parigi per aiutare i paesi meno sviluppati nelle politiche climatiche e, secondo le previsioni, la situazione non si sbloccherà fino al 2023.

In conclusione, lo storico via libera a un fondo per il Loss and damage rappresenta un risultato importantissimo, ma questa Cop27 sarà ricordata anche per le occasioni mancate, come sottolinea la frustrazione di Frans Timmermans, capo della delegazione Ue che ha dichiarato: "Accettiamo questo accordo con riluttanza. Sulle riduzioni delle emissioni abbiamo perso un'occasione e molto tempo, rispetto alla Cop26 di Glasgow. Siamo a 1,2 gradi di riscaldamento e abbiamo visto quali effetti stia già provocando. La soluzione non è finanziare un fondo, ma investire le risorse per ridurre drasticamente il rilascio di gas serra". Un successo a metà quello di Sharm el-Sheik che rappresenta un ottimo risultato per i Paesi del Sud del mondo, una evidente delusione per l’Occidente e forse una netta vittoria per tutti coloro che basano ancora i propri modelli di business su gas e petrolio.

Fonti:

https://cop27.eg/#/

https://unfccc.int/cop27

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/11/20/cop27-approvato-il-documento-finale_d170021d-428b-4e41-80e8-b08873d489a6.html

https://www.repubblica.it/esteri/2022/11/20/news/cop27_clima_emissioni_fondo_paesi_danneggiati_bilancio_finale-375379522/

https://www.repubblica.it/esteri/2022/11/20/news/cop_27_raggiunto_laccordo_mondiale_sul_clima_rapida_riduzione_delle_emissioni_e_fondo_per_i_danni-375308489/


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