Artemis I e la voglia dell’umanità di tornare a “balzare”

Il lancio del razzo SLS - Space Launch System - partito questa mattina - segna il via dell’ambizioso programma di esplorazione lunare “Artemis”, a guida NASA.

Mercoledì 16 Novembre 2022
Cristina Cambiucci

linkedin
aerospace

Artemis I, prima missione del nuovo programma di esplorazione lunare statunitense, è partita. Dopo tre mesi di rinvii, il lancio del razzo SLS - Space Launch System, è avvenuto con successo questa mattina, alle 7:47 italiane dalla piattaforma 39B del Kennedy Space Center. Un evento che ha fatto scalpitare i cuori dei team della NASA tanto quanto quelli degli appassionati, consapevoli della portata storica di questo avvenimento, destinato a segnare un ulteriore balzo dell’umanità verso l’esplorazione dello spazio.

Ieri Apollo, oggi - e domani - Artemis

Il progetto Artemis rappresenta il rinnovato ed impellente interesse dell’umanità, probabilmente mai sopito, nei confronti della Luna. Sebbene siano passati più di 50 anni dal programma Apollo, Jeremy Parsons, deputy manager per il programma dei sistemi di esplorazione di terra di Artemis I al Kennedy Space Center in Florida, ha però voluto tracciare unalinea di demarcazione: Artemis non è solo la diretta continuazione di Apollo, ma porta con sé significativi cambi di obiettivo. È importante tenere a mente il differente background socio-politico che animava gli anni ’60, epoca in cui prese il via la storica missione statunitense. Il programma Apollo si nutriva di un forte intento politico, che verteva principalmente verso il perseguimento di due scopi: il primo era sottolineare, in piena guerra fredda, la supremazia americana nei confronti dell’avversario sovietico, in una corsa allo spazio in cui la Russia comunista stava al momento primeggiando; il secondo obiettivo consisteva nello spostare, grazie alle eroiche gesta degli astronauti americani, l’attenzione dell’opinione pubblica dal disastroso andamento della guerra in Vietnam, un’emorragia in termini di vite umane e di rappresentazione dell’infallibilità degli Stati Uniti. 

L’esplorazione della Space Economy

Ad oggi, la missioneArtemis porta con sé significativi interessi economici. È qui che si inserisce il concetto di Space Economy: in un’ottica di ricerca di soluzioni per il nostro Pianeta, la Luna si presta come terreno fertile per l’approvvigionamento di potenziali risorse trasferibili sulla Terra, secondo una prospettiva di costruzione di servizi basati su ciò che si può fare di utile nello Spazio da poter convertire sulla Terra. Ma non solo: quella della Space Economy, è il motore di una rivoluzione che potrebbe comportare cambiamenti viscerali al pari di quelli apportati da Internet e dal digitale vent’anni fa. Le tecnologie più avanzate di oggi sono destinate a diventare le tecnologie di tutti i giorni del domani. E, come da sempre nella nostra storia, tecnologie nuove portano allo sviluppo di economie altrettanto innovative. L’esplorazione del territorio lunare è sì un obiettivo, ma non è il fine unico: infatti, le missioni mirano a creare opportunità di stabilizzazione sulla superficie del nostro satellite, grazie alla creazione di una base, che possa poi fungere da “trampolino di lancio” per consentire l’esplorazione su Marte e non solo. Questi però sono, al momento, previsioni che tengono conto più dell’ambizione delle agenzie aerospaziali e del supporter della space economy che devono però tenere conto delle reali difficoltà tecniche che il primo lancio ha riscontrato, con significativi rallentamenti sulla tabella di marcia. 

Non tutto il male viene per nuocere

Quali sono quindi le cause del rallentamento sulla tabella di marcia del programma Artemis?
I motivi dei rinvii del lancio del razzo SLS, sulla cui cima è inoculata la navicella spaziale Orion spaziano da problemi tecnici ad impedimenti dovuti a cause esterne tra cui i due uragani Ian e Nicole. Il primo tentativo di lancio, fissato in data 29 agosto 2022 è fallito a causa di un sensore che indicava un’alterazione della temperatura di uno dei motori. Il problema che ha impedito il secondo tentativo di lancio, fissato al 3 settembre 2022, coinvolgeva il sistema di caricamento di idrogeno all’interno del razzo, il cui meccanismo a propulsione si aziona al mescolarsi di idrogeno ed ossigeno liquido che, combinati assieme, producono l’energia necessaria che, propagandosi verso il basso, fornisce la spinta per la partenza. Tutto il sistema di tubi è estremamente delicato e, in questo caso, una delle valvole del sistema presentava una perdita di idrogeno circa 4 volte il livello limite, per cui è stato necessario rimandare la missione. L’arrivo degli uragani Ian e Nicole, che hanno attraversato la costa della Florida, hanno sì impedito l’avvio della missione, ma hanno permesso ai team NASA di effettuare ulteriori interventi. Tra questi, la riparazione di alcune crepe nella schiusa termoisolante (il cui scopo è il mantenimento delle temperature criogeniche del carburante del razzo) e la ricarica delle batterie dell’FTS - Flight Termination System, un sistema di bombe all’interno del razzo che, in caso di estrema emergenza a seguito di improvvisi ed inattesi cambi di traiettoria fanno sì che il razzo esploda a mezz’aria (non sarebbe infatti sicuro lanciarlo senza avere la possibilità di farlo esplodere in caso di estrema necessità). Inoltre la NASA ha effettuato la ricarica delle batterie di una decina di missioni cubesat, che andranno in avanscoperta nel momento in cui la capsula si sgancerà dal razzo (un modo per ottimizzare la spesa della missione e la velocità acquisita durante il lancio). In conferenza stampa Jim Free, amministratore associato all’agenzia spaziale americana, ha affermato la missione durerà 25 giorni e mezzo, prima che la capsula senza equipaggio torni sulla Terra, l'11 dicembre, con uno splashdown nell'Oceano Pacifico.

Il primo lancio è senza equipaggio 

Artemis I rappresenta il primo di una serie di lanci che, proprio in quanto test, non porterà in orbita astronauti in carne ed ossa: all’intero della navicella Orion infatti non sarà presente un equipaggio (previsto invece già dalla seconda spedizione con Artemis II) bensì tre manichini imbottiti di sensori, dosimetri (per la misurazione delle radiazioni) e apparati elettronici che serviranno per raccogliere dati utili a tutelare gli equipaggi delle prossime missioni. Chi abiterà quindi la capsula? Un pupazzo della pecora Shaun (un vezzo da parte dell’Esa); Moonikin Campos, un manichino che riproduce un corpo maschile, già utilizzato in precedenti test di vibrazione, che può contare su due sensori che rileveranno le radiazioni che lo investiranno durante il viaggio; Zohar e Helga, composti da 38 strati di plastica di spessori differenti a simulare la densità di ossa, organi e tessuti umani. Mentre Zohar volerà verso la Luna con il giubbotto protettivo anti-radiazioni AstroRad (fornito dall’agenzia spaziale israeliana), Helga non avrà alcuna protezione ma oltre 6.000 sensori di misurazione passivi posizionati sia sulla superficie sia all'interno dei "passeggeri" così da consentire, a volo ultimato, di confrontare i valori di radiazione subiti da entrambi i manichini. Le ragioni di tanta prudenza sono duplici: da un lato, tutelare gli astronauti da una missione che non è stata più tentata da oltre 50 anni, dall’altro la necessità di successo che richiede questa prima fase, costata 4 miliardi di dollari e che solo se andrà a buon fine sarà destinata a proseguire. 

In programma missioni fino al 2030

Artemis I rappresenta in realtà solo la punta dell’iceberg di questo contemporaneo programma di esplorazione lunare
La NASA, che ha in previsione lanci fino al 2030, sta cercando di definire un nuovo contratto per la costruzione di almeno altri 20 razzi SLS a metà del prezzo attuale: l’ottenimento di questo balance economico più vantaggioso significherebbe garantire missioni almeno fino ad Artemis 9 o Artemis 10, più un’altra decina di missioni insieme, per costruire la base sulla superficie della Luna e la stazione in orbita lunare, obiettivo di questo nuovo programma.
Attualmente, le missioni previste sono Artemis II per il 2024 e Artemis III per il 2025/26.
Trent Annis, membro della red crew, ha raccontato così il mix di emozioni che ha provato in concomitanza del lancio: “Il razzo, è vivo, scricchiola, emette rumori di sfiato - è piuttosto spaventoso. Quindi... il mio cuore batteva forte. I miei nervi stavano andando ma, sì, ci siamo presentati oggi. Quando abbiamo salito le scale. Eravamo pronti per il rock and roll ”. 
Se questa prima missione dovesse concludersi con successo, l’ascesa dell’uomo verso la Luna sarà sempre più concreta e vicina. Ascesa che deve però necessariamente tenere conto di numerose difficoltà: pensare di creare una colonia terrestre su una superficie così diversa dal nostro Pianeta, in assenza di acqua e atmosfera è infatti un progetto tanto ambizioso quanto incerto. Per questo, le agenzie spaziali stanno optando per una strategia “a puzzle”, in cui ogni missione rappresenta una tessera da inserire in uno schema più grande. Non ci resta quindi che attendere e vedere come andrà: decidete voi se col naso all’insù verso il cielo o il naso all’ingiù sul profilo Twitter della NASA. 


Fonti:

https://www.focus.it/scienza/spazio/artemis-i-luna

https://www.lastampa.it/scienza/2022/11/11/news/artemis_1_ci_riprova_lancio_fissato_al_16_novembre-12234071/ 

https://www.focus.it/scienza/spazio/10-oggetti-strani-volati-nello-spazio 

https://blog.osservatori.net/it_it/space-economy-perch%C3%A9-interessa-tutti 

https://www.infodata.ilsole24ore.com/2022/08/29/il-ritorno-delluomo-sulla-luna-la-missione-artemis-1-spiegata-con-una-infografica/ 

https://www.rainews.it/articoli/2022/11/missione-artemis-per-la-luna-la-nasa-conferma-il-lancio-per-il-16-novembre-a0e8af98-1352-464c-9bf9-f9606febab77.html 


linkedin