30 anni fa cadeva il muro di Berlino, una svolta epocale. Cosa ci ha insegnato la storia?

Il 9 novembre 1989 cadeva il muro di Berlino, simbolo della Guerra Fredda. Ma in 30 anni siamo riusciti a comprendere e attuare gli insegnamenti che la storia ci ha offerto? Oggi, nel mondo vengono ancora costruite barriere, un problema da estirpare alla radice.

Venerdì 8 Novembre 2019
Simone Di Sabatino

linkedin
Innovazione Sociale

Un evento che ha fatto la storia e che continua ancora ad emozionare per il suo potente significato simbolico: il 9 novembre 1989, esattamente 30 anni fa, cadeva il muro di Berlino tra le urla festanti della popolazione. Un muro lungo 106 chilometri che aveva letteralmente diviso la città tedesca in due e che è stato al centro del dibattito politico e strategico per decenni.
Il 9 novembre ricorre il 30esimo anniversario di un evento storico e di un muro che ebbe il ruolo di dividere, dal 1961, il mondo occidentale, rappresentato da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, da quello orientale, rappresentato dall’Unione Sovietica. Costruito dal Governo della Germania Est per impedire ai cittadini di spostarsi liberamente a Ovest, il muro di Berlino è stato il simbolo della Cortina di Ferro che divise l’Europa in due in seguito alla Seconda Guerra Mondiale.
Il 9 novembre 1989 è un giorno che rimarrà per sempre impresso nella memoria di tutti: le immagini delle persone che attraversavano quella che fino al giorno prima era una zona praticamente inavvicinabile sono ricche di emozioni. Nel giorno in cui il Governo tedesco filosovietico ufficializzò la riapertura delle frontiere con la Repubblica Federale decine di migliaia di persone si riversarono nella parte occidentale di Berlino, riabbracciando i propri cari.

Per festeggiare questo importante anniversario a Berlino, ma anche in tantissime altre città nel mondo, sono previste tantissime manifestazioni ed eventi a tema. A Roma, fino al 10 novembre, all’interno del Museo delle Mura si tiene la mostra “Non farmi muro” promossa dall’Ambasciata tedesca, contenente le foto di quelle storiche giornate. Ma anche Milano, Firenze, Cuneo, Bologna e altre città organizzano eventi in memoria della caduta del muro.

 

La storia e i suoi insegnamenti

Dopo 30 anni da un evento così importante per la storia dell’umanità, siamo davvero riusciti a comprendere e attuare gli insegnamenti che la storia ci ha offerto?

Purtroppo la domanda è estremamente attuale e la risposta è incerta perché vediamo periodicamente riproporsi dei temi - nel dibattito pubblico, politico e sociale - che si credeva di aver metabolizzato e superato una volta per tutte. E invece nel 2019 dobbiamo ancora assistere alla costruzione di muri e barriere: quello promosso da Donald Trump al confine tra Stati Uniti e Messico, lungo 3.200 chilometri, quello ungherese, creato nel 2015 e lungo 175 chilometri, che separa il confine tra Ungheria e Serbia, quello in Austria per proteggersi dai flussi migratori. E ancora i muri in Medio Oriente che dividono Israele dall’Egitto, dalla Siria, dalla Cisgiordania e da Gaza, senza contare quelli in Turchia, Kuwait e Arabia Saudita, oppure i muri che hanno l’obiettivo di separare quartieri all’interno di una stessa città, una barriera posta a protezione dei ricchi e per emarginare i poveri, come il caso del cosiddetto “muro della vergogna” di Casuarinas a Lima, in Perù, che separa la favela di Pamplona Alta dai quartieri più ricchi della città.

Oggi dunque, nel mondo vengono ancora costruite barriere, fisiche e mentali, eretti muri a sostegno di valori fragili come il capitale, l’etnia, il credo religioso. Ostacoli all’integrazione, alla condivisione, che sembrano tornare prepotenti come se ci trovassimo in un loop storico nel quale siamo ingabbiati, assistiamo ad un crescente odio verso chi è diverso da sé, alimentato dalla paura e dalla strumentalizzazione delle cronache recenti. E in tutto questo il web è un’arma fondamentale nelle mani di chi l’odio vuole diffondere. “Bisogna spaventarli, inculcargli la paura, bisogna imbottirli di paura […], bisogna fare in modo che quella paura fermenti e si trasformi in odio, un odio assoluto, irrazionale, sguaiato” scrive Clara Usón a commento delle parole di Hermann Göring, il fondatore della Gestapo, che diceva: “È naturale che la gente non voglia la guerra; (…) Si capisce. È compito dei leader del paese orientarli, indirizzarli verso la guerra. È facilissimo: basta dirli che stanno per essere attaccati, denunciare i pacifisti per mancanza di patriottismo e perché mettono in pericolo il paese. Funziona così in qualsiasi paese, che sia una democrazia, una monarchia, una dittatura”. Per arginare tutto questo è proprio sul web che bisogna iniziare ad arginare queste piccole sacche d'odio, rendendo il www un luogo sostenibile e di cultura, promotore di valori e di scambi interpersonali costruttivi. Si tratta di un mezzo eccellente che ci permette una velocità di esecuzione inimmaginabile per condividere idee e concetti, simboli di apertura, crescita e integrazione. Anche i colossi del web come Twitter e Facebook stanno - con ritardo - modificando le proprie policy e adottando tecniche per rimuovere post offensivi e che incitano all'odio, un segnale netto e inequivocabile.

Durante la Guerra Fredda, sembra paradossale, ma sembra vi fosse maggiore volontà di apertura, scaturita proprio dal mondo bipolare e dall’essere rinchiusi nel proprio credo e nelle proprie comunità. Oggi invece vi sono fazioni e nicchie ben strutturate che alimentano tensioni, mirano a destabilizzare lo status quo e che sembrano aver completamente dimenticato quella che era la rotta tracciata dalla storia, quello cioè che la Seconda Guerra Mondiale ci aveva fatto vivere con terrore. Ebbene, pare che quegli insegnamenti non siano serviti a tutti, nonostante parliamo di un recente passato. Costruire muri e dividere le persone è sbagliato, è con il dialogo che si risolvono i conflitti. La perdita della memoria, della nostra memoria collettiva, è un male che dobbiamo estirpare dalle nostre coscienze perché solo imparando dalla storia riusciremo a costruire un presente e un futuro migliore. È necessario ritrovare la forza dei valori che hanno costruito il nostro Paese, l’Europa e le Nazioni Unite, che hanno permesso l'abbattimento del muro di Berlino appena 30 anni fa, e il ruolo di ognuno di noi è quello di imparare dagli errori passati per promuovere un processo innovativo e sociale che ci aiuti a guardare al futuro con ottimismo e speranza. Niente barriere, muri nè odio.


linkedin